Nelle costruzioni dell’Ordine, l’Orto Giardino è sempre stato considerato un bene prezioso al quale dedicare grande cura e proficuo lavoro, sia per gli aspetti produttivi, sia per la meditazione e la preghiera. Per secoli ha rappresentato altresì una fonte di sostentamento indispensabile alla vita comunitaria, costituito da frutteti (pomaria), erbari (herbaria), aree alberate, riferibili alla selva indicata nelle prime costituzioni cappuccine.
Il piccolo e il grande uliveto, le viti, i vecchi alberi da frutto, qualche inusuale erba aromatica, sono i punti fermi di un progetto che interviene sul sito con un intento volto a conferire unità attraverso un reticolo di percorsi che raccordano gli elementi esistenti.
Il primo cortile che si incontra entrando nel Complesso conventuale è luogo di quiete e sobrietà in cui si avverte immediatamente la sensazione di accedere a un mondo fatto di silenzio, concentrazione e rispetto. Il piccolo uliveto, affiancato dall’ardita costruzione palladiana, accoglie come un intermezzo il visitatore e lo avvicina gradualmente all’Orto Giardino, che è il vero cuore del luogo.
L’Orto Giardino è scandito da una serie di sentieri ortogonali che ripartiscono lo spazio dei coltivi in modo razionale, come si addice a un sito di lavoro e meditazione, lascia all’esuberanza della vegetazione e al carattere irresistibilmente mutevole dell’orto il compito di scombinare l’ordine e testimoniare la vitalità di un dialogo ininterrotto con la natura.
Un mondo quanto mai variopinto di erbe e ortaggi si diffonde ovunque possibile, rispettando la ben nota e necessaria sequenza di rotazioni e riposi. Bordure fiorite e profumate composte da specie mediterranee, come lavande (Lavandula sp.), elicrisi (Helichrysum italicum), salvie (Salvia officinalis), iris (Iris sp.) e nepete (Nepeta x faassenii), fiancheggiano i camminamenti in un gioco di rimandi cromatici con il fogliame degli ulivi e dei carciofi (Cynara cardunculus subsp. scolymus), altro motivo ricorrente negli Orti. La contrapposizione tra i loro toni grigi e vellutati e i verdi scuri e nervosi dei cipressi costituisce uno dei fondamentali e non casuali contrasti che animano il luogo, proprio come quello tra la verticalità degli esemplari arborei e la dilagante orizzontalità delle zucche in collezione (dalle grandi alle piccole, da quelle messe a rampicare a quelle messe a strisciare). Fragoline (Fragaria sp.) e viole (Viola odorata) si diffondono con generosa ubiquità.
A testimonianza dell’antico Giardino dei Semplici, Hortus simplicium, presente e attivo al Redentore, nel quale venivano coltivate piante indispensabili per le loro virtù curative sono state inframmezzate agli ortaggi molte specie aromatiche e medicinali quali malve (Malva sylvestris), lini (Linum usitatissimum), camomille (Matricaria chamomilla), artemisie (Artemisia arborescens), verbene (Verbena officinalis) e valeriane (Valeriana officinalis).
Lungo il muro del Convento, esposto a sud e intensamente soleggiato, sono state messe a dimora le piante da fiore, presenza tradizionale negli orti monastici e destinate all’ornamento degli altari. Rose e gigli in varietà, dai chiari significati simbolici, si accompagnano a fiori di specie antiche, zinnie, dalie e aster, e sul far della sera sopraggiunge il suggestivo profumo di Mirabilis jalapa e Cestrum nocturnum.
Ai piedi delle Antiche Officine, bassi fabbricati che corrono paralleli alla Laguna e dunque, nel loro lato interno, rivolti a settentrione, ellebori (Helleborus sp.) e ciclamini a fioritura autunnale – il famoso ciclamino di Kos, una delle isole del Dodecaneso (Cyclamen coum) e il ciclamino napoletano (C. hederifolium) – crescono rasoterra. Sul confine orientale, alla base dei cipressi, trovano dimora un bordo di ortensie (Hydrangea quercifolia e arborescens ‘Annabelle’), gardenie (Gardenia jasminoides) e felci, protagoniste delle penombre estive, mentre sul confine occidentale l’intimità, il senso di raccoglimento e lo speciale microclima dell’Orto Giardino sono protetti da gruppi di cipressi (Cupressus sempervirens).
Altri alberi e grandi arbusti sono stati messi a dimora, per integrare il frutteto e il grande uliveto esistente e per creare delle piacevoli soste ombreggiate lungo i camminamenti: amareni (Prunus cerasus), azzeruoli (Crataegus azarolus), cachi (Diospyros kaki), cotogni (Cydonia oblonga), fichi (Ficus carica), gelsi (Morus alba), giuggioli (Ziziphus jujuba), mandorli (Prunus dulcis), melograni (Punica granatum), nespoli (Mespilus germanica), sorbi (Sorbus domestica) e susine Regina Claudia (Prunus domestica) sono alcune delle specie individuate.
I lunghi percorsi principali, articolati a ricordare simbolicamente la croce, sono ombreggiati da un pergolato, che garantisce sollievo durante le passeggiate estive, coperto da piante di uva da tavola e da rose rampicanti accompagnate da glicini (Wisteria sinensis) e bignonie (Bignonia sp. / Campsis x tagliabuana).
A rappresentare non solo il centro dell’Orto Giardino, ma anche quello della croce dei camminamenti, è la vasca d’acqua. Tra le specie vegetali che la animano vi sono i fiori di loto (Nelumbo nucifera) e le ninfee (Nymphea), un vero omaggio alla fascinazione per l’Oriente che da sempre anima la Serenissima, e cespi di Farfugium japonicum ne rendono ameni i bordi.
Infine, la meta ultima e irrinunciabile è rappresentata da un piccolo giardino appartato e ombroso in riva alla Laguna. La protezione offerta dalle chiome compatte e sempreverdi dei pitosfori (Pittosporum sp.). L’aspetto volutamente naturale di questo giardino, favorito dalla presenza di muschi, edera, viole e iris, è stato sottolineato dall’introduzione di alcune macchie di Hedera helix e da qualche esemplare di Pittosporum tobira nanum.